"La Lettura" da collezione (digitale): l’Nft della cover di Andrea Bonaceto

Corriere Della Sera, February 21, 2024

In edicola dal 20 febbraio per un mese, l’edizione speciale del supplemento che dà accesso al certificato di autenticità digitale dell’opera intitolata «Verba Mundi»

 

In uno storico volume, Il divenire delle arti, il grande Gillo Dorfles, percorreva una ricognizione puntuale sui diversi linguaggi artistici individuando un metodo per osservare quello che lui stesso definiva le «oscillazioni del gusto» e al tempo stesso indagare in chiave filosofica, ma anche oggettuale, il rapporto tra immagine e immaginazione, sui simboli universali e quelli individuali, sino ai valori e alla distinzione delle arti attraverso i loro mezzi espressivi. La copertina de «la Lettura» di questa settimana (#638 del 18 febbraio) segna un nuovo passo, crediamo davvero interessante, nel segnare il senso dello zeitgeist, ovvero lo spirito del tempo, che è anche la bussola che ci indica la strada da percorrere nel nostro lavoro.

 

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La copertina di Andrea Bonaceto per «la Lettura» #638
 

L’autore, Andrea Bonaceto (Pisa, 1989) è uno degli artisti digitali più riconosciuti a livello internazionale. I suoi lavori rappresentano di fatto, (pur rimenendo ancora in una dimensione di nicchia) la nuova frontiera dell’arte contemporanea: artisti che operano prevalentemente con i linguaggi del digitale, interagendo spesso con la grande rete del web, ma che ora si sono spinti ancor più avanti, nella dimensione di un altrove sconosciuto, sfruttando tutte le opportunità creative dell’Intelligenza artificiale. E non a caso la copertina che domenica 18 febbraio avete avuto modo di vedere nella sua tradizionale trasposizione cartacea, da martedì 20 potete trovarla in edicola (per chi lo vorrà e al costo di 10 euro) anche in una dimensione digitale, arricchita da un certificato di autenticità digitale. Rendendo così davvero speciale questa copertina. Da collezionare, appunto.

 

L’opera sulla copertina della Lettura #638 di Andrea Bonaceto è intitolata Verba Mundi ed esplora la dicotomia fra uomo e Intelligenza artificiale, partendo dall’essere umano come elemento centrale della sua ricerca. Concettualmente, quello che Andrea Bonaceto ha fatto è questo: ha analizzato il dialogo fra uomo e macchina, tra Psiche e Tecnè, offrendo un interessante (e in qualche modo innovativo) linguaggio di interazione tra artista e fruitore. Sempre di più, infatti, si sta disegnando un nuovo linguaggio artistico dettato dalla costruzione di opere nelle quali l’intervento del pubblico agisce per modificare l’opera stessa.

Tra l’altro, è un fenomeno che sempre di più si sta allargando: a Venezia, a Punta della Dogana, Pierre Huyghe (accompagnato dalla curatela di Anne Stenne) darà vita a un progetto inedito che occupa l’intera estensione di Punta della Dogana, trasformandola in una piattaforma sensibile che dialoga con il visitatore e introduce personaggi e nuove narrazioni. Per lui è proprio un’indagine filosofica. Sin dalle prime opere, il suo lavoro adotta una prospettiva altra dall’umano, non-umana, e si interroga su soggettività diverse da quelle biologiche. Le finzioni sono per Huyghe mezzi per accedere al possibile o all’impossibile — a ciò che potrebbe o non potrebbe essere, tra umano e inumano, mettendo in discussione la realtà che abbiamo di fronte. Altri artisti lavorano già da anni su questa volontà di dialogo tra opera e fruitori, tra umano e non umano, ma ora l’intervento dell’Intelligenza artificiale (vi ricordate la nostra copertina numero 500, realizzata dal robot Ai-Da, artista senza coscienza, ma pensante) sta davvero portando nuove dimensioni concettuali e generative, sulla natura stessa dell’opera d’arte, con le sue contaminazioni, derive e fascinazioni.

 

Ma torniamo al lavoro di Bonaceto: la parte centrale dell’opera (che nella sua densità di figure evoca il celebre ciclo dei «Tutto» di Alighiero Boretti) è stata disegnata manualmente da Bonaceto, mentre quella esterna è stata invece generata dall’Intelligenza artificiale, sommando la memoria di anni di lavoro dell’artista, trasformandola di fatto in una dimensione astratta, proprio come l’astrazione si manifesta nella nostra mente quando la memoria si dissolve. Le figure centrali sono un riferimento personale dell’artista: il palinsesto per un nuovo alfabeto (immaginatevi i geroglifici egizi) che troverà un senso, fra un po’ di tempo, solo nella interazione con i futuri fruitori nel mondo digitale. Da martedì 20 febbraio, per un mese, sarà dunque possibile acquistare la versione da collezione della edizione #638 de «la Lettura», con l’opera di Bonaceto: attraverso l’app per smartphone Corriere Art Collection si potrà scansionare il Qr code sulla copertina per ottenere un certificato digitale sotto forma di Nft che certifichi l’autenticità dell’opera, che si potrà visualizzare all’intero della app. In questo caso quindi l’Nft serve come certificato di autenticità di un elaborato fisico.

La collezione digitale prende vita in questo modo. Se negli anni Sessanta Nam June Paik ricordava «come la tecnica del collage ha sostituito la pittura a olio, il tubo catodico rimpiazzerà la tela», oggi Bill Viola sostiene che gli artisti sarebbe bene cominciassero a fare una cosa semplice: «Guardare sotto la superficie e liberare i potenziali visivi dell’immagine elettronica». Lui, da immenso poeta dell’immagine in movimento lo fa in modo emozionante. Resta invece tutto l’universo della creazione digitale (e degli Nft) che si muove molto decisa e talvolta in modo discutibile sui territori della spettacolarizzazione e del mercato. Due esempi? La grande speculazione intorno alla figura di Beeple (69 milioni di dollari per un suo Nft) o le potenti immagini immersive di Refik Anadol, il più grande AI artist esistente, talmente grande da essere stato il primo a portare l’arte digitale (generata dall’Intelligenza artificiale) nella collezione permanente del MoMA.

 

Si sa, la produzione artistica è un processo su territori impervi e mutevoli. Come ricorda il grande critico Jerry Saltz (nel suo istruttivo volume Come diventare un artista, Johan & Levi) il mondo dell’arte è un vero covo di vipere. Ed è per questo che Saltz, a chi vuole avvicinarsi a questo affascinante e insidioso nido di serpenti, invita a ricercare un valore elementare e sano: «Il coraggio». E aggiunge: «Una mossa disperata che porterà dritto in braccio agli angeli della creazione». Anche quella digitale.